Sguardo di volpe (c) JPG

Expect nothing, be prepared for everything.

La Caccia Fotografica

immagine freccia up

Perchè ho iniziato.

La passione per questo hobby risale a un episodio di molti anni fa. A quel tempo, svolgevo un lavoro stagionale e impiegavo il tempo libero nelle stagioni morte, in lunghe escursioni in montagna. Durante una di queste uscite, mi imbattei in un branco di camosci che pascolavano tra le zolle di una scoscesa prateria alpina. Gli animali, presi alla sprovvista, si diedero a una fuga precipitosa infilandosi in un angusto canalino che terminava sopra una balza rocciosa senza vie di fuga. A quel punto mi resi conto che i camosci superavano il baratro con una acrobazia, adottando una specie di caduta controllata dalla parete, ammortizzando i colpi con le loro formidabili zampe. Rimasi affascinato dalla portentosa esibizione tanto che tornato a casa volli raccontare di questa avventura ma le mie parole vennero accolte con scetticismo. Rimpiansi di non avere potuto confermare il mio racconto con delle immagini.

Così, la primavera successiva, mi attrezzai con una reflex a pellicola e un obiettivo da 300mm f/5.6. Iniziai subito a cercare gli animali un po' dovunque ma senza grandi risultati. Un giorno, dopo aver girovagato per ore su sentieri innevati mi presi una pausa per bere del tè. Appena il tempo di appoggiare lo zaino a terra e vedo una volpe sbuca tra gli alberi in caccia di arvicole. Porto cautamente la fotocamera all'occhio con il cuore che batte all'impazzata e scatto giusto un paio di fotogrammi prima che la volpe scappi via, avvertita dal rumore secco dell'otturatore. Avevo molte aspettative da questo scatto ed ecco il risultato:

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immagine di volpe da negativo fotografico

La foto mi piace perchè quando la guardo rivivo quei momenti emozionanti. Ma non crea molto interesse in un osservatore neutrale. Le dimensioni del soggetto non consentono di cogliere i dettagli come gli occhi o la trama del pelo e la ripresa in posizione sopraelevata schiaccia il soggetto, sminuendolo. Una cosa è avvistare gli animali, altra cosa è produrre fotografie interessanti. Compresi presto che non avrei potuto affidarmi al caso e che le probabilità di ottenere belle immagini non sono direttamente proporzionali ai chilometri percorsi. Negli incontri casuali infatti, sono frequenti le delusioni. In quei pochi secondi in cui si stabilisce un contatto visivo, si devono effettuare delle scelte per ciò che riguarda l'esposizione, l'inquadratura e la messa a fuoco. E' come imparare a guidare la macchina, all'inizio ci si deve concentrare su ogni operazione da eseguire in una precisa successione, poi sopravvengono degli automatismi che ci permettono di eseguire la sequenza senza pensarci. Certo occorre molta pratica e anche se la moderna attrezzatura ci aiuta con la messa a fuoco e l'esposizione automatiche, c'è sempre qualcosa che ci sfugge come il classico ostacolo tra noi e il soggetto, giusto per rovinare la foto, a conferma della famigerata legge di Murphy che recita: Se qualcosa può andare storto, stai certo che lo farà .

Deciso comunque a migliorare, ispirato anche dalle spettacolari fotografie che si trovavano sulle riviste di fotografia naturalistica, cominciai a prendere appunti per un uso futuro. Così nacque la prima bozza della guida che è poi cresciuta, revisione dopo revisione. Costantemente aggiorno e integro qualche passaggio quando questo non mi sembra chiaro o è obsoleto. Ho mantenuto comunque l'aggettivo "Breve" nel titolo per sottolineare la vastità dell'argomento. Le tecniche di base sono comuni a tutti gli ambienti ma per ottenere risultati importanti ci si deve specializzare a causa della grande variabilità ambientale e comportamentale dei soggetti. Per esempio, servirebbe una guida dedicata anche solo per fotografare gli uccelli in volo.

I luoghi

Considerando che non tutti abbiamo la possibilità di partecipare a un safari fotografico in Africa o nei grandi parchi americani, ci concentreremo sugli ambienti di più facile frequentazione. La CF si pratica con ottimi risultati anche in Italia, dove ancora esistono habitat idonei: certamente nei parchi naturalistici e nelle aree protette, ma anche nelle zone planiziali sfuggite alle monocolture, nei boschi collinari, nei canneti che costeggiano fiumi e stagni e sulle rive dei laghi. Non sottovalutiamo le aree verdi urbanizzate, dove la fauna si è abituata alla presenza umana, perchè offrono sorprendenti incontri. Last but not least, la montagna, quella che frequento più assiduamente anche per motivi di residenza.

L'approccio è decisivo

Il mio approccio alla CF si può riassumere nella ricerca di un equilibrio tra noi e la natura nella consapevolezza che ogni nostra pur piccola azione ha un impatto su di essa. Lo scopo, non è quello di strappare una foto a tutti i costi, ma quello di entrare in sintonia con l'ambiente circostante con il necessario rispetto. Questa è la ricetta che rende la CF un hobby entusiasmante, fatto di conoscenze naturalistiche, sensibilità artistiche e una assodata tecnica fotografica. Un aspetto da sottolineare è l'azione benefica che la CF esercita indirettamente sulla nostra salute. Non serve essere degli esperti in medicina olistica per comprendere come trascorrere tante ore all'aria aperta e camminare nel verde, siano attività salutari per il corpo e per lo spirito. Quando ci si rapporta in maniera corretta con l'ambiente, esso diventa un'infinita fonte d'ispirazione. L'uomo si è evoluto per migliaia di anni in un mondo regolato dai ritmi della natura e solo in quest'ultimo secolo si è estraniato dal suo habitat ancestrale, a causa dello sviluppo tecnologico. Anche ammettendo che ciò ha portato grandi benefici a gran parte dell'umanità, é anche vero che ha innalzato delle barriere tra noi e l'ambiente; come ad esempio capannoni, strade e monocolture. Ristabilire un contatto diretto con il nostro habitat è come fare un 'reset' dalla routine e dai comportamenti indotti e nevrotizzanti. Allora proviamo a riscoprire il piacere di camminare in un bosco alla prossima occasione.

Il candidato ideale

Mi ha molto colpito una frase di Louis-Ferdinand Céline dal libro Viaggio al termine della notte: "Io anzitutto la campagna, bisogna che lo dica sùbito, l’ho mai potuta capire, l’ho sempre trovata triste, con i suoi letamai che non finiscono più, le case dove la gente non c’è mai e i sentieri che non vanno da nessuna parte. Per inserire la frase nel suo contesto, consideriamo che l'autore si è trovato a vivere l'esperienza di soldato nella prima guerra mondiale, proprio vagando nella grigia e fangosa campagna francese invernale. Queste parole ci fanno capire quanto sia soggettiva la percezione verso ciò che ci circonda e che innegabilmente, la bellezza (e la bruttezza) stanno negli occhi di chi guarda. Così, mentre alcuni disdegnano la campagna e preferiscono trascorrere il tempo libero in uno shopping center, per noi fotografi naturalisti, invece, è il paese dei balocchi. Ad ogni passo scopriamo la ricchezza della biodiversità con il paesaggio che cambia ad ogni stagione, i fiumi e gli stagni pieni di vita segreta. Di certo non ci annoiamo. Se ami stare all’aria aperta e hai un indole contemplativa, questo è il tuo hobby. Conosco però anche persone normali, che se si trovano da sole in luoghi isolati, provano disagio o sperimentano addirittura episodi di panico. Se la campagna ti rende ansioso o l'idea di ritrovarti in montagna sulla via del ritorno mentre fa buio ti spaventa, nessun problema, puoi dedicarti alla CF anche nel giardino di casa, praticando il bird gardening con risultati a volte spettacolari.

Scopo della CF

Lo scopo della Caccia Fotografica CF è quello di ottenere immagini della fauna nel suo ambiente naturale. Le immagini di animali costretti in ambienti recintati o in condizioni controllate sono da considerarsi delle eccezioni e in questi casi le modalità di ripresa vanno esplicitamente dichiarate nelle didascalie e nei metadati dell'immagine.

Etica

La CF è un'attività a basso impatto se seguiamo alcune semplici regole, prima fra tutte il rispetto di ogni forma di vita (zanzare escluse). Questo è il punto dove le strade della CF e della caccia tradizionale si separano inesorabilmente. Nei circoli venatori, si sostiene la teoria che la caccia agirebbe da regolatore, controllando la sovrapopolazione della selvaggina, in assenza dei predatori primari, scomparsi per vari motivi non ultimo la caccia stessa. Molta parte dell'opinione pubblica vorrebbe invece vietarla, sostenendo che la natura ha già i suoi meccanismi di regolazione e che la caccia metterebbe a rischio o addirittura rischierebbe di portare all'estinzione alcune specie animali. Se è vero che senza la caccia l'ecosistema collasserebbe, allora basterebbe dare spazio ai predatori per raggiungere un equilibrio. Ma poi gli stessi predatori entrerebbero in conflitto con le attività di pastorizia e allevamento, obbligando a una stretta sorveglianza delle greggi e metterebbero in discussione la sovranità dell'uomo sulla natura. Da secoli viviamo in una finta wilderness e quando è il momento di condividere il territorio con orsi e lupi, abbiamo dimenticato le cautele e la perizia dei nostri avi e le nostre paure ancestrali tornano a galla. Gli studi sull'orso confermano che non ha un istinto predatorio nei confonti dell'uomo, anzi lo teme e lo evita. Mantenendo un comportamento adeguato, sono remote le possibilità di incontrarlo e ancora di più quella di venire attaccati. Quando questo si verifica, sono spesso reazioni di femmine per proteggere i cuccioli. Oppure sono individui colpevolmente indotti dal comportamento umano a una innaturale confidenza, come quando si mette loro a disposizione del cibo più o meno consapevolmente. Ho riassunto brevemente i comportamenti da tenere in caso di incontro in questa breve scheda.

Sarebbe utile invece rivedere quelle norme di pubblica sicurezza che vietano la vendita dei flaconi di spray urticanti da 300ml comunemente usati negli USA per tenere a bada i grizzly. In questo modo si ripristinerebbe una moderata sovranità dell'uomo, che si sentirebbe più sicuro, senza ricorrere a mezzi drastici. Gli orsi che eventualmente sperimentassero gli effetti di questi spray, ne riporterebbero un brutto ricordo e si guarderebbero bene dall'avvicinarsi di nuovo all'uomo in futuro.

Comportamento

Interagire con gli animali, può avere esiti imprevedibili, spesso disastrosi anche per l'uomo, per questo vanno evitate forzature e molestie. La prima regola da rispettare è il benessere dell'animale e le nostre azioni devono essere guidate da questa regola. Nella foto agli uccelli per esempio, tentativi maldestri e ripetuti nei pressi del nido, possono causare l'abbandono delle covate o addirittura del luogo di riproduzione. L'uomo è percepito come un predatore (e come dargli torto) e lo stress provocato anche solo dalla nostra presenza, può mettere a rischio la loro sopravvivenza. L'etica della CF ci impone la massima cautela, arrivando anche alla rinuncia se necessario e si accetta di ridurre al minimo indispensabile le interazioni con la fauna. Anche gli animali domestici se non controllati sono dei potenziali killer, per questo teniamo sempre i nostri cani al guinzaglio nelle zone sensibili.

Presupposti

Per iniziare la CF con risultati apprezzabili, occorre pianificare accuratamente le uscite. Sun Tzu ne L'arte della guerra scrive Conosci il tuo nemico come te stesso. Le nostre "prede", non dovranno avere segreti per noi. Per questo è utile dedicarsi allo studio dell'etologia per conoscere le ore di attività, le stagioni più favorevoli, le abitudini alimentari e i comportamenti riproduttivi. Sono queste conoscenze che forniscono le basi per una azione efficace affinchè la CF non si riduca a un tentativo di catturare foto di animali, che, fuggendo, non mostrano certo il loro lato migliore. Quando vediamo gli straordinari documentari della BBC non dimentichiamo che dietro a ogni filmato c'è il lavoro di un team di biologi. Ma pianificare significa anche conoscere il territorio e i nostri soggetti, per avere un idea di come agire e selezionare le attrezzature necessarie. Anche qui, solo l'esperienza ci può aiutare.

Pensare però di ottenere una qualsiasi forma di controllo sulla natura è pura illusione. I nostri sforzi è meglio indirizzarli a farci trovare pronti al momento giusto. In questo la CF segue le regole della vita, chi pensa di avere il controllo sugli accadimenti esterni andrà incontro a grosse delusioni. A volte, durante gli appostamenti, si ha perfino la sensazione che siano gli animali a decidere come e quando concedersi al nostro obiettivo, magari entrando in scena proprio mentre stiamo smontando il capanno. Ma forse, è anche per questa imprevedibilità che la CF è così affascinante. Si può riassumere tutto nel famoso motto Zen: Expect nothing, be prepared for everything"

Dove trovare le informazioni

Alcune fonti consigliate:

Le guardie forestali e i guardiacaccia sono i presìdi del territorio e forniscono solitamente informazioni attendibili e aggiornate ma non sempre sono disposti a condividerle, perchè la discrezione fa parte del loro bagaglio professionale. Naturalisti ed etologi ci danno una grossa mano con le loro pubblicazioni, guide e monografie, frutto di anni di studi. Mostrarsi amichevoli con gli escursionisti che si incontrano lungo sentieri e fermarsi a chiacchierare con loro, può riservare piacevoli sorprese su occasionali avvistamenti. Frequentando associazioni naturalistiche e i forum sulla rete, si entra in contatto con persone che praticano il nostro stesso hobby per scambiare informazioni sui posti migliori o su tecniche specifiche. Però non aspettiamoci la pappa pronta, certi segreti non ci verranno mai svelati. Ci vogliono anni per trovare dei luoghi "speciali" e nessuno ce li svelerà con il rischio di bruciarli. Anche questa è una forma di protezione della natura, abbiate pazienza.

Indispensabili sono i manuali per l'identificazione delle specie e l'interpretazione delle tracce. Le monografie sugli animali sono tra le mie letture preferite durante i mesi invernali, così come la navigazione su internet nei siti dedicati alla fotografia naturalistica. Una fonte inesauribile di consigli, più o meno efficaci, si trova sulla rete ma spesso si fatica a discernere tra contenuti onesti e qualificati, da altri, creati solo allo scopo di monetizzare sostenuti dal marketing.

La tecnica fotografica

Una condizione imprescindibile è la padronanza della tecnica fotografica. Senza scomodare il povero Jacques de la Palice, se per fare delle buone osservazioni è sufficiente un binocolo, per cogliere una bella immagine sono necessarie attrezzature e competenze specifiche. Fortunatamente le macchine fotografiche odierne ci facilitano enormemente il compito con gli automatismi, ma anche consentendoci di personalizzare i tasti abbinandoli a specifiche funzioni. Una piccola divagazione per ricordare che solo poche decine di anni fa per scattare una sequenza di 1,5 fotogrammi/sec era necessario un costoso optional che riavvolgeva la pellicola e armava l'otturatore, disponibile solo per gli apparecchi professionali! Poi arrivò l'autofocus, qualcosa di avveniristico ai tempi, ma ancora lento e inaffidabile. Da quel giorno la microelettronica ha fatto passi da gigante e ha cominciato a dilagare, fino a sostituire la pellicola con un sensore ottico. Con i costi abbattuti dall'economia di scala è iniziata la corsa a dotare le macchine di microprocessori sempre più potenti e automatismi sempre più sofisticati fino ad integrare l'intelligenza artificiale negli algoritmi della messa a fuoco. Troppa grazia. Ma quando traguardo nel mirino di una Leicaflex SL del 1970, ho una soddisfazione ineguagliata nel caricare l'otturatore meccanico e scattare. Perchè non si producono dorsi digitali per questi favolosi apparecchi? Lo acquisterei all'istante. Lo stesso per la Nikon F, la Pentax LX e la Canon F1 e tutte le ammiraglie meccaniche vintage che prevedevano il dorso intercambiabile.

La fotocamera

Il sensore standard, per convenzione è il Full Frame e misura 24x36mm, dimensioni ereditate dalla pellicola. A parità di focale, uno stesso soggetto, proietta su tutti i formati di sensore un immagine di uguali dimensioni ma sui formati ridotti, essendo inserito in un'area più piccola, crea un ingrandimento apparente. Questo effetto si evidenzia nel seguente schema dei formati più comuni.

In questa lista abbiamo il fattore di ritaglio (Crop Factor) per i sensori più diffusi (Questo fattore va moltiplicato per la lunghezza focale della lente per ottenere la focale apparente).

Caratteristiche specifiche

Per la CF la prima scelta da fare è la dimensione del sensore. A scanso di equivoci, mi rivolgo a un pubblico non professionale. Se la destinazione delle vostre fotografie è la stampa in grande formato e non un monitor, il sensore Full Frame è d'obbligo. Riassumendo i pro e i contro tra i vari formati, vediamo che l'APS-C ha il vantaggio del fattore di crop 1.5X direttamente in macchina. Per esempio, montando un 300mm f/4, la focale equivalente risulterà di 450mm f/4. I sensori Full Frame hanno indubbiamente una migliore pulizia di immagine agli alti ISO, ma richiedono spesso dei ritagli per riempire il fotogramma. Un punto a favore del Full Frame è quello di avere uno sfondo più sfuocato che stacca meglio il soggetto, contribuendo alla percezione di tridimensionalità dell'immagine. Alla fine è una scelta personale soppesando vantaggi e svantaggi. Il formato APS-C, è a mio parere, un buon compromesso perchè oltre ad avere un costo d'acquisto nettamente inferiore, mantiene una resa soddisfacente fino a 3200ISO, con una densità di pixel per cm² spesso superiore al Full Frame. Una scelta da considerare per chi vuole praticare la fotografia in montagna, dove il peso gioca un ruolo importante, è il micro 4/3 che si avvantaggia del crop factor di 2X. Montando un compatto 300mm f/4 e un moltiplicatore 1.4x, si ottengono 840mm f/5.6 di focale equivalente con un accettabile pegno da pagare nella resa sopra i 1600ISO. Il CropFactor si può usare in questa formula per calcolare l'equivalenza del rumore generato tra i vari formati.

Per esempio scattando a 200ISO, con un sensore micro 4/3, otteniamo il rumore equivalente a 800ISO sul Full Frame . 200*(2)²=800. Oppure uno scatto a 1600ISO con l'APS-C è comparabile con i 3600ISO sul Full Frame . E' importante considerare, e qui mi ripeto, che con il Full Frame andremo realisticamente a croppare la maggior parte delle immagini. Nel 2022, continuo ad utilizzare una reflex APS-C alternandola a una Full Frame e a una mirrorless, sempre APS-C. Ora seguono le mie considerazioni personali perchè la scelta delle attrezzature è dettata da convinzioni soggettive, prendete spunti da tutti e poi scegliete ciò ritenete meglio per voi. Il mio parere è che per la fotografia d'azione le reflex rimangono un prodotto valido e affidabile, ma è meglio optare per i modelli dichiaratamente tropicalizzati (resistenti alle intemperie e all'umidità). Solo le mirrorless top di gamma possono attualmente competere con le reflex e questo comporta un budget macchina + obiettivo sopra i 4000€. Queste considerazioni sono valide nel momento in cui le scrivo perchè è una tecnologia in continua evoluzione. Il campo dove le mirrorless hanno una marcia in più, ma ripeto, solo quelle di fascia alta, è nella fotografia degli uccelli in volo, un campo molto difficile e specialistico, dove conta avere un tracking AF predittivo e la massima velocità di raffica. Inoltre, con l'otturatore elettronico è stato eliminato il black-out del mirino tra un fotogramma e l'altro, durante le raffiche. Lo sviluppo delle mirrorless andrà a scapito del settore reflex che essendo un prodotto all'apice della sua evoluzione, non è suscettibile a ulteriori miglioramenti. I produttori, Sony in testa, hanno puntato in alto, rivolgendosi alla fascia premium con prezzi stratosferisci che un professionista può anche giustificare. Il ragionamento dietro a questa strategia è quello di abbandonare il mercato consumer che si è rivolto agli smartphone, per rivolgersi a chi è in grado di spendere decine di migliaia di euro in cambio dell'ultima tecnologia. Economicamente parlando quindi, conviene sicuramente puntare a una reflex, anche usata, approfittando delle occasioni offerte da chi svende i corredi. Ultimamente la richiesta di reflex è ancora sostenuta, perchè non tutti possono acquistare a certi listini con la conseguenza che l'usato di qualità sta lievitando di prezzo. Più avanti vedremo se verranno scalate in basso le tecnologie su modelli più abbordabili per il comune appassionato ma per adesso questa nicchia è orfana delle buone vecchie DSLR. Dopo tutte queste considerazioni in ordine sparso, ciò che conta davvero, è conoscere a fondo i pregi e i difetti della nostra attrezzatura. Sono solo attrezzi, Michelangelo usava punta e mazzuolo, come gli altri, la differenza la faceva lui con la sua arte. Non dimentichiamo che quando si sceglie una macchina fotografica in realtà si sposa un sistema e i divorzi sono sempre dolorosi, attenti quindi alla scimmia che vi suggerisce nell'orecchio che con nuove attrezzature migliorerete le vostre foto! Youtube Sindrome G.A.S. . Vi posso assicurare che al 90% il limite non è mai nell'attrezzatura. Considerate anche l'atteggiamento tenuto verso i consumatori. I marchi più amichevoli forniscono aggiornamenti via firmware anche per i modelli meno recenti, altri invece hanno scarsa considerazione della nostra intelligenza e sfornano nuovi modelli ogni 6 mesi, migliorati solo nel firmware e in piccoli dettagli perchè in realtà la parte più importante, cioè il sensore, è quella meno soggetta ad innovazioni sostanziali. Non facciamoci quindi prendere in giro dal neuro-marketing!

Qui dovrei elencare una serie di accoppiate macchina/obiettivo ma non vorrei dare infatti troppo peso all'attrezzatura perchè, a mio parere, conta di più quello che sta dietro al mirino che la macchina in sè. Conta più l'esperienza, la conoscenza del comportamento animale, in definitiva la nostra intelligenza. Date in mano 10.000 € di attrezzatura a un incompetente e questo non sarà in grado ottenere foto interessanti. Sulla rete troverete infinite recensioni e dispute sull'attrezzatura, fino alla nausea. Invito invece a non dare troppo importanza e dedicare le energie a migliorare le nostre abilità.

Focali

Nella prima slide dei corsi di Arthur Morris appare la scritta "It Ain't the Lens" youtube. Purtroppo molti pensano che senza teleobiettivi da migliaia di euro, non si possano fare foto spettacolari, niente di più sbagliato. Le focali medio-lunghe da 300/400mm nelle versioni meno luminose invece, forniscono immagini difficilmente distinguibili, nella maggior parte degli utilizzi, da quelle ottenute con lenti da 5 a 10 volte più costose. Queste lenti appartengono alla serie "professionale", pur non essendo tropicalizzate, hanno una costruzione ineccepibile. Sono un ottimo compromesso tra lunghezza focale e luminosità e, importante, contenendo il peso. Questo le rende adatte anche alle lunghe escursioni. Il 400mm f/5.6, è un eccellente obiettivo in giro da molti anni, con una sola lacuna: l'assenza di stabilizzazione. Ma nella pratica, aiutandosi con un monopiede e grazie alla raffica veloce, un fotogramma nitido si riesce sempre ad ottenerlo. Inoltre, con soggetti dinamici, è preferibile aumentare la sensibilità ISO ed usare tempi rapidi, piuttosto che affidarsi allo stabilizzatore, che con tempi lunghi renderebbe un soggetto mosso su di uno sfondo nitido. Ecco un esempio di scatto effettuato con tempi considerati proibitivi. Tra i pregi del 400mm c'è sicuramente la nitidezza anche tutta apertura, un AF velocissimo e l'ottimo bilanciamento una volta montato sulla reflex, per questo viene considerato una prima scelta per la foto di uccelli in volo magari in combinazione con un appoggio a spalla. L'alternativa consiste nel 300mm f/4.0 Se invece praticate la CF occasionalmente, come un plus nella fotografia naturalistica è consigliato il versatile 300 f/4.0, che di solito ha una distanza minima di messa a fuoco inferiore, utilissimo per farfalle, fiori e ... ramarri. Si inserisce in questa scelta anche lo zoom 100-400mm f/4.5-5.6 che aggiunge versatilità e lo stabilizzatore, a una nitidezza a livello dei fissi, però il prezzo raddoppia e si aggiunge peso allo zaino. Arriviamo infine a parlare degli zoom stabilizzati di recente produzione. Otticamente raggiungono livelli impensabili fino a poco tempo fa, grazie alla capacità di calcolo dei più evoluti computer e all'uso dei vetri a bassa dispersione. Relativamente economici ma otticamente eccellenti alle focali intermedie. Una lente da considerare è lo zoom 200-500mm f/5.6 ad apertura fissa per tutta l'escursione che per quello che costa offre tantissimo, eccellente alle focali corte. Altro zoom interessante il 200–600 MM F5.6–6.3 che entra non cambia la sua lunghezza al variare della focale. Spesso la qualità ottica varia da esemplare a esemplare, se avete la possibilità fate dei test alla massima focale prima di acquistare. Una menzione per i 70-300mm f/4-5.6 dei tele stabilizzato estremamente compatto e leggeri che bene conciliano con la filosofia della compattezza e portabilità. E' effettivamente un po' corto anche per una APS-C ma in certe occasioni è impagabile. Infine cito i 300mm f/4 sul formato micro 4/3, fantastica soluzione per lunghe escursioni, è equiparabile a un 600mm. Ora sono in vendita anche i tele per le mirrorless come il 600 e l'800mm f11 molto leggeri ma con diaframma fisso a f/11. Finalmente si è capito che la CF è uno dei pochi settori fotografici in espansione.

Tutte queste lenti sono dotate di stabilizzatore e sono tropicalizzate, a scapito di costi e peso, allo scopo di raggiungere lo stato dell'arte nella progettazione ottica. Un vantaggio di questi super-tele è nello staccare in maniera netta il soggetto dallo sfondo, grazie alla ridotta profondità di campo specialmente se abbinati ai sensori Full Frame. Un altro vantaggio è la grande apertura a f/4 o f/2.8 che consente di usare tranquillamente un moltiplicatore di focale e mantenere una qualità di immagine eccellente. In realtà il loro utilizzo richiede molta esperienza ed è sempre preferibile avvicinare il più possibile il soggetto ed usare focali più corte per due buoni motivi. Il primo è dovuto all' umidità dell'aria che interferisce con le frequenze della luce. Anche poche decine di metri di queste masse d'aria degradano la nitidezza in maniera avvertibile. Basta osservare questo esempio in cui si nota l'effetto dovuto alle interferenze dell'aria umida. Il secondo motivo per cui è preferibile avvicinarsi il più possibile, è collegato alla profondità di campo che è più ridotta mano a mano che ci si avvicina al soggetto. Questo ci da un grande vantaggio nello sfuocare lo sfondo. Il 600mm è la focale regina per la fotografia di uccelli, specialità nella quale gli ingrandimenti sembrano non bastare mai, ma è pesante e ingombrante, fino a rendere necessario l'utilizzo di un robusto treppiede e di una testa basculante (gimbal head). Il 500mm è indubbiamente più maneggevole del 600mm e quindi consigliato anche per la CF in montagna o per essere trasportato. Da valutare quindi la scelta del 600mm, per i maggiori ingrandimenti richiesti dalla fotografia ornitologica e per un uso prevalentemente "statico", altrimenti optare per il più maneggevole 500mm. Il 300mm f/2.8 è una scelta eccellente nel caso si privilegi la massima luminosità e a tutta apertura fornisce una resa dello sfuocato sensazionale. La minore lunghezza focale costringe spesso ad usarlo moltiplicato ma anche così fornisce immagini nitidissime. Rimane da valutare il 400mm f/2.8 che a mio parere è da considerare solo se dovesse veramente servire la luminosità f/2.8 su questa lunghezza focale, perchè il più leggero e maneggevole 300mm si fa preferire nella maggior parte delle situazioni. A queste ottiche fisse si aggiunge lo zoom 200-400 f/4 - 1.4x con moltiplicatore integrato che si attiva con un pulsante per trasformarlo in un 280/560mm f/5.6. Massima versatilità, con lo scotto del peso, non molto lontano da quello del 600mm. In casa Canon in termini assoluti i più nitidi sono la coppia 300mm e 400mm f/2.8, seguìti dal 200-400mm non moltiplicato e dal 600mm e 500mm f/4 ( fonte). Si tratta comunque di differenze difficilmente apprezzabili ad occhio nudo. Qui sotto una simulazione dell'ingrandimento a varie lunghezze focali.

Confronto tra focali

Clicca sull'immagine per ingrandire

 Confronto (c) JPG

Ma ora occupiamoci delle impostazioni, addentrandoci nelle sigle degli automatismi che variano da marca a marca, faremo sempre riferimento al libretto di istruzioni della nostra macchina. Per Canon abbiamo P Program = automatismo intelligente, AV Aperture Value = priorità all'apertura del diaframma, TV Time Value = priorità ai tempi, nonchè M Manual = modalità manuale per tempi e diaframmi. In Nikon sono rispettivamente P Program, A Aperture, S Shutter , M Manual . Si possono modificare inoltre la cadenza di scatto (singolo, raffica o raffica veloce) e il tipo di messa a fuoco AI Servo (inseguimento continuo) o Single Shot (scatto singolo) nonchè la sensibilità del sensore. In Nikon diventano AF-C (inseguimento continuo) e AF-S (scatto singolo). Ma come impostare la nostra macchina? Possiamo cominciare da qui:

Non abbiamo molta scelta se vogliamo "blindare" il risultato. Dobbiamo scegliere la priorità ai tempi (TV). Scegliamo allora un tempo di sicurezza in base alla lunghezza focale dell'obiettivo montato e il diaframma verrà scelto dall'automatismo che, se necessario, aumenterà la sensibilità ISO fino ad ottenere la corretta esposizione. Si ritiene sicuro un tempo pari al doppio del reciproco della focale, perciò 1/640 per il 300mm, 1/800 per il 400mm ecc. Il movimento degli animali però si somma a quello dell'obiettivo e per gli uccelli in volo si parte da 1/1600 fino a salire 1/2000 ed oltre, luce permettendo. Attenzione quindi a controllare spesso le impostazioni per non avere sorprese. In realtà, la modalità che uso di più è la M (manuale) con il controllo completo su tempi e diaframmi, con gli ISO impostati in Auto in tutte le modalità, una assicurazione contro gli errori.

I tipi di autofocus disponibili sono quello singolo e quello continuo. La scelta ricade su quello continuo. Diversamente, nei soggetti in rapido movimento, con lo scatto singolo la macchina non riesce a seguire gli spostamenti.

Necessaria e utile è la configurazione di un pulsante per eseguire il cosidetto "rear focus". Succede che, nello scatto singolo, ogni volta che schiacciamo il pulsante di scatto la macchina è programmata per eseguire due operazioni: la messa a fuoco e lo scatto. Una volta acquisita la messa a fuoco possiamo congelarla mantenendo premuto il pulsante di scatto a metà per modificare l'inquadratura a nostro piacimento. Nella modalità AF continuo , che è quella da noi utilizzata, ciò non è possibile, perchè la messa a fuoco viene continuamente ricalcolata per seguire il soggetto. Per questo dobbiamo riconfigurare un pulsante, attraverso i Controlli Personalizzati per associare l'autofocus a uno dei tasti collocati nella parte posteriore del body, in modo da poterlo attivare solo quando serve. In contemporanea si dissocia la messa a fuoco dal pulsante di scatto, assegnandogli solamente il rilascio dell'otturature. Questa tecnica si chiama "rear focus". Ho scelto di accoppiare la messa a fuoco al pulsantino AF-ON a lato del mirino, quello che cade sotto il pollice della mano destra. In pratica si usa così: con i soggetti statici si focheggia premendo il "rear focus", poi si rilascia per ricomporre l'inquadratura e scattare. Con soggetti in movimento, si attiva il "rear focus" per inseguire lo spostamento e si rilascia solamente quando il soggetto si ferma. In poco tempo diverrà istintivo usare questa tecnica. E' preferibile anche selezionare un singolo punto AF, solitamente quello centrale, o comunque una zona limitata, per non lasciare la scelta agli automatismi con l'eccezione degli uccelli in volo difficili da centrare. In questi casi si utilizza un area più o meno ampia. Non dimentichiamo mai che una foto sfuocata è una foto da scartare a priori. Sulle fotocamere Canon queste impostazioni le troviamo nelle CF (Custom Function) sotto il menù Operazioni/Altro -> Controlli Personalizzati. Per le altre marche rimando al manuale. Fortunatamente, sulle ultime Nikon, come la D500 o la D850, si possono impostare 2 pulsanti per attivare l'AF e ognuno con una modalità differente. Ad esempio l'AF-ON (sotto il pollice) per la messa a fuoco in modo "AF a gruppo" e il pulsante anteriore contrapposto, Pv (con il dito indice), per la modalità "AF singolo". Per comprenderne l'utilità immaginiamo lo scenario di un uccello che passa dal volo al posatoio o viceversa: in volo lo seguiremo premendo il pulsantino AF-ON con il pollice attivando l'"AF a gruppo" e quando si posa in mezzo ai rami con il punto "AF singolo" per mezzo del pulsante PV, per evitare interferenze con i rami circostanti. Et voilà!

Una cosa che in pochi eseguono è la verifica della precisione della messa a fuoco. Nel menù, tra le voci nell'albero dei settaggi dell'AF, troviamo la possibilità di correggere eventuali errori di front o back-focus, che non sono da considerare dei difetti in sè, ma riguardano la precisione delle tarature di accoppiamento tra una determinata macchina con uno specifico obiettivo. Si parla di front-focus, quando la messa a fuoco cade davanti al punto selezionato e di back-focus quando cade dietro. Per eseguire la verifica, possiamo utilizzare un comune metro a nastro in metallo retraibile. Mettiamo il metro su una sedia o un tavolino e blocchiamolo in qualche modo (per esempio mettendolo sotto a una scodella rovesciata). Estraiamo il nastro e facciamolo scendere fino a terra con un angolo di circa 45° rispetto alla verticale (estrarre la lunghezza di nastro sufficiente allo scopo). Poniamoci quindi di fronte, ad una distanza superiore alla distanza di messa a fuoco minima dell'obiettivo. Montiamo camera e lenti su un treppiede e inquadriamo con precisione usando il singolo punto AF centrale, una linea delle decine a circa a metà lunghezza della scala metrica. Ora, con lo specchio sollevato e l'autoscatto attivato, prendiamo delle foto impostando il diaframma alla massima apertura. Per snellire la procedura scattiamo 5 foto in sequenza, impostando nel menu di regolazione -10, -5, 0, +5, +10. I valori con il segno "-" spostano la messa a fuoco verso di noi, i valori con il segno "+" la spostano dietro al target. Poi scarichiamo le foto nel computer per visualizzarle al 100% sul monitor. Una volta individuato in quale intervallo cade il risultato migliore procediamo di fino: supponiamo che il range più centrato sia tra +5 e +10, in questo caso andremo a scattare altre foto a +6, +7, +8, +9, per poi valutare quello che fornisce il risultato più corretto. Una messa a fuoco esatta mostra il punto inquadrato perfettamente nitido con una estensione di nitidezza accettabile per un 1/3 davanti e per 2/3 dietro. Una volta eseguita la correzione, quando monteremo quello specifico obiettivo, la macchina si imposterà di conseguenza garantendo sempre una messa a fuoco accurata. Questa operazione andrebbe fatta per ogni lente, ma soprattutto con i teleobiettivi. Oltre a farlo da nuovi, andrebbe rieseguita ogni volta che l'obiettivo viene smontato o revisionato in assistenza. Se non volete trafficare con metri e sgabelli, potete trovare un pratico cartoncino da assemblare per ottenere una mira ad alta precisione molto efficace ed economica che si chiama Dslrkit. Se il link non funziona andate su Google od Amazon e inserite l'Amazon Standard Identification Number (ASIN) B012F8G1DO. Al momento la confezione con 2 cartoncini costa circa 6,90€.

Supporti

Il treppiede (o cavaletto) è un accessorio indispensabile per l'appostamento da capanno. Importante è trovare il giusto equilibrio con la testa da abbinare. Un treppiede da 3/4 kg e una testa basculante (gimbal head) sono consigliati per i lunghi e pesanti tele da 500/600mm mentre per i 300/400mm si può restare intorno ai 2 kg, con una testa a sfera, magari in combinazione con una staffa side kick per ottenere un set basculante leggero e versatile. Una caratteristica interessante è quella che prevede lo sblocco delle gambe per abbassare il punto di ripresa. Utile, ma non necessaria, una base livellatrice da interporre tra il treppiede e la testa fotografica. Aiuta a mettere in bolla la testa in un attimo, senza perdere troppo tempo ad armeggiare con le gambe del cavalletto sui terreni irregolari. Le gambe si possono ricoprire con dei manicotti in neoprene per proteggerle da eventuali urti e per una migliore isolazione al contatto con le mani, necessaria nella stagione fredda. Per i materiali esiste una apprezzabile differenza di peso tra i modelli in alluminio e quelli in carbonio, ma per questi ultimi, preparatevi a spendere molto di più.

Il Trasporto delle attrezzature

Per trasportare l'attrezzatura un'ottima scelta è lo zaino fotografico che offre la massima protezione al corredo . Per le uscite più lunghe e impegnative in montagna, utilizzo invece uno zaino per la caccia che mantiene il peso più vicino alla schiena, agevolando il trasporto con il minimo ingombro esterno. I difetti maggiori sono la mancanza di imbottiture e l'accesso alle attrezzature, non proprio immediato come quello garantito da uno zaino fotografico. Esistono in commercio modelli in tessuto morbido che non provoca fruscii allo sfregamento e garantisce contemporaneamente impermeabilità e mimetismo. Sono preferibili quelli forniti di tasche esterne, per tenere a portata di mano schede di memoria e batterie. All'interno dello zaino, vicino alla schiena, si ripongono gli obiettivi più pesanti nei loro astucci. E' utile imbottire il fondo perché è il punto più esposto agli urti, anche un maglione ripiegato è sufficiente. Il treppiede, a seconda delle dimensioni, può venire trasportato con una cinghia a tracolla, oppure all'interno dello zaino, con la testa separata, in una soluzione meno pronta all'uso. E' importante scegliere lo zaino della giusta misura, nel dubbio è meglio abbondare nelle dimensioni, avere a disposizione una giacca di riserva o un po' di viveri può fare la differenza.

Accessori

Sui teleobiettivi 300mm f/4 e 400mm f/5.6 o sulla maggior parte degli zoom lunghi, non sono previsti gli anelli per agganciare una tracolla. Se vengono trasportati innestati alla macchina scaricano il loro peso sul bocchettone d'innesto ottiche, e con l'effetto leva potrebbero seriamente danneggiarlo. Vanno quindi corredati di una piastra compatibile arca-swiss, fissata alla staffa del collare dell'obiettivo e poi agganciati a un morsetto dotato di cinghia, per un trasporto a tracolla comodo e sicuro.

I teleobiettivi, visto anche il prezzo, vanno preservati dai graffi e da piccole ammaccature, infilandoli nelle coperture in neoprene che si trovano in commercio. In inverno, sono utili anche per isolare le mani dal contatto con il freddo metallo. Sono abbastanza care ma si ripagano, perchè mantengono il valore dei teleobiettivi nel tempo nel caso li volessimo rivendere. Esistono anche delle coperture simili per le gambe dei treppiedi.

Altri accessori utili, sono un cuscino con schienale ripiegabile. Lo schienale si può bloccare nell'angolazione preferita, di solito a 90°, per mezzo di due fettucce regolabili. Il risultato è quello di ottenere una seduta con un minimo sostegno per la schiena. Permette di rimanere perfettamente isolati dal terreno (se vi siete mai seduti sul terreno umido sapete di cosa parlo). Leggerissimo, si trasporta a tracolla ripiegato in due e nello spazio interno trova posto una bag-hide ripiegata, che altro non è che un telo mimetico con cappuccio che si indossa come un poncho, con lo spazio per il teleobiettivo e il treppiede, per ottenere un pratico set per appostamenti mobili. Qui c'è un esempio della bag-hide allestita che mi ha permesso di ottenere questa foto.

Disegnare con la luce

Esaurita la parte dedicata all'attrezzatura, trattiamo concisamente la parte artistica della fotografia, cercando di capire come la qualità della luce determini il risultato.

Ecco le principali proprietà della luce da considerare:

L'angolo di incidenza

E' l'angolo con cui la luce cade sulla scena. Esso modella il soggetto determinando il posizionamento delle ombre. Mette in rilievo la struttura della superficie (con luce radente) o la appiattisce (con luce frontale); determina inoltre una maggiore o minore saturazione dei colori.

La temperatura di colore e le dominanti cromatiche

Corrispondono alle variazioni tonali dei colori. Possono creare effetti sgradevoli o innaturali ma sono correggibili in post-produzione nella maggior parte dei casi. In condizioni di luce inusuali è però consigliabile settare il bilanciamento del bianco in modalità personalizzata. Si trovano in commercio dei cartoncini color grigio neutro proprio per questo scopo. Vanno posizionati con lo stesso orientamento del soggetto e fotografati a pieno fotogramma. Dal menù principale si sceglie il bilanciamento del bianco personalizzato e si seleziona la foto del cartoncino grigio appena ottenuta, salvando poi l'impostazione. Torna utile nel sottobosco quando ci sono forti dominanti verdi dovute alle foglie o nelle ombre aperte sul cielo azzurro per scaldare i colori ma soprattutto quando si scattano ritratti all'esterno perchè queste dominanti si notano particolarmente sui visi delle persone.

la luce puntiforme

E' una luce molto dura come ad esempio quella del sole allo zenith nel cielo sereno o quella di un piccolo e potente faretto spot. Essa genera un forte contrasto tra zone chiare e scure della scena con una connotazione drammatica. Le ombre sono molto chiuse e richiedono di essere schiarite con una luce secondaria riflessa da un pannello per mantenere la leggibilità dei dettagli nelle ombre senza stravolgere il file in post-produzione con un innaturale effetto HDR.

la luce diffusa

E' una luce generata da ampie superfici, come quella riflessa da un grande pannello o dal cielo velato da nubi sottili o filtrata dalla foschia. Ammorbidisce i contrasti, migliora la cattura dei dettagli nelle ombre quindi è la condizione più favorevole. Certamente quella che preferisco.

Per approfondimenti sulla composizione invece si rinvia alla lettura di un buon manuale di fotografia. Ne esistono tanti ma se riuscite a trovarli consiglio quelli di Andreas Feininger anche se sono stati scritti parecchi anni fa.

Una volta registrata l'immagine sul sensore essa viene salvata nella scheda di memoria e successivamente trasferita all'hard disk del computer per modificare i parametri come esposizione, contrasto, nitidezza e altri, utilizzando un software per l'editing delle immagini bitmap. Per questo è preferibile scattare in RAW, un formato nel quale viene registrata l'immagine così come viene catturata dal sensore e si possono rielaborare i parametri nativi senza perdita di informazioni (lossless). Il formato compresso JPEG invece, occupa meno spazio ma ad ogni modifica e conseguente salvataggio su disco, si ha un decadimento qualitativo dell'immagine dovuto all'algoritmo di compressione che ogni volta elimina informazioni. Nella fase di editing, detta anche PP (Post Produzione), si adotta un flusso di lavoro (workflow) standardizzato, con l'uso di periferiche profilate e il medesimo spazio colore dei files (sRGB o Adobe RGB) per ottenere risultati replicabili e indipendenti dall'hardware utilizzato per la visualizzazione o per la stampa. Per la riduzione del rumore ad alti ISO esiste un software in grado di risolvere egregiamente il problema. Si chiama Topaz DeNoise AI ma è molto esigente in fatto di hardware, processori minimo Intel i5 o Amd Ryzen 5 da 3Ghz, ma soprattutto scheda grafica discreta con 2 GB di VRAM come minimo.

Svolgimento pratico

Abbiamo due principali modalità di svolgimento della CF: l'appostamento e la cerca o caccia vagante, la prima è d'obbligo per fotografare l'avifauna, la seconda è indicata per gli ungulati, specie in primavera e in autunno.

L'Appostamento

Il luogo dove approntare un appostamento fisso è da valutare attentamente andando per esclusione: si deve trovare nelle zone di passaggio degli animali, presso i posatoi naturali degli uccelli, ma soprattutto nelle zone dove gli animali vanno a cercare il cibo. Considerare anche la direzione dei venti prevalenti, per evitare che gli animali avvertano la nostra presenza e l'orientamento rispetto al sole. Un'immagine con il sole dietro alle spalle risulterà piatta perchè le ombre cadranno dietro al soggetto. Un immagine in controluce invece sarà critica da gestire e potrebbe scatenare immagini fantasma nelle lenti. In certi casi il controluce è spettacolare, ma solo se ricerchiamo l'effetto silhouette e non è raccomandabile nella maggior parte dei casi. La direzione migliore è un orientamento verso sud con uno scostamento di circa 30° verso Ovest se frequentiamo l'appostamento in prevalenza all'alba, o di 30° verso Est se lo frequentiamo prevalentemente al tramonto. Questo per ottenere un migliore modellamento grazie alle ombre. Va anche posizionato alla stessa altezza degli animali perchè se posto più in alto o più in basso danneggia la prospettiva, basta anche un piccolo dislivello per renderla innaturale. Il capanno ideale inoltre deve essere:

I materiali non vanno scelti a caso. Per allestire un capanno stabile ci affidiamo al legno: 4/6 travicelli squadrati, appuntiti a un estremità, che serviranno per i pali da conficcare nel terreno. Dei listelli per collegare i pali e strutturare un parallepipedo e infine delle assi di scarto da 1.0/2.0 cm di spessore per rivestire e rinforzare la struttura. E' preferibile sfruttare un riparo naturale, come massi, alberi o siepi, almeno su un lato, per migliorare la mimetizzazione e risparmiare materiale. Il tetto verrà rivestito da un telo impermeabile e dovrà avere una pendenza sufficiente per scaricare l'acqua. Utilizziamo un avvitatore a batteria e viti da legno per l'assemblaggio sul luogo delle assi, precedentemente tagliate a misura e trattate con un impregnante per legno all'acqua; una cambrettatrice a molla ci servirà per fissare uno scampolo di telo o juta nel quale verranno in seguito ritagliate le finestrelle per l'obiettivo. Sul lato frontale andrà infatti lasciata allo scopo, una fascia orizzontale senza assi, a partire da 90cm da terra fino a circa 120cm che verrà chiusa dal telo. Valutiamo attentamente la posizione e l'altezza delle finestrelle da ritagliare, installando il teleobiettivo sul treppiede e posizionandoci comodamente seduti. E' importante anche che sulla parete opposta vengano tappate eventuali fessure che potrebbero renderci visibili dall'esterno. Uno di questi capanni durerà parecchi anni e ripagherà dell'impegno richiesto dalla sua costruzione. Nel tempo diventerà quasi invisibile aggiungendo qualche frasca sul tetto e infilando dei rametti nelle fessure ad ogni visita.

Se il fai-da-te non rientra nelle tue corde, esistono dei pratici capanni autoportanti a forma di igloo [ Immagini d'esempio], che si montano in pochi secondi; hanno il difetto di scaldare un pò troppo in estate e non sono indicati in luoghi ventosi.

Nel capanno si entra circa 1 ora prima dell'alba (o 2 ore prima del tramonto) e si esce qualche ora dopo (o fino a buio se al tramonto). In estate, non dimentichiamo di portare con noi un repellente per le zanzare e d'inverno una thermos con del tè o del caffè caldo. In queste ore può anche non succedere niente, ma dobbiamo comunque essere sempre pronti ad ogni evenienza. In caso di avvistamenti controllare 3 cose; la messa a fuoco, la composizione e lo sfondo. Impostiamo la messa a fuoco sugli occhi dell'animale, quando è possibile. Il soggetto va poi inserito nell'inquadratura rispettando le buone regole della composizione. Teniamo conto anche di eventuali ritagli che andremo a fare in post-produzione, quindi evitiamo di inquadrare troppo vicino ai margini. Evitiamo infine elementi di disturbo nello sfondo, spesso basta attendere che il soggetto si sposti anche di poco.

Il mio sogno nel cassetto in fatto di appostamenti è un capanno galleggiante da mettere in acqua nella stagione calda per fotografare gli uccelli acquatici da un punto di ripresa al loro stesso livello.

E' importante chiedere il permesso al proprietario del terreno prima di qualsiasi installazione fissa e consiglio anche di appendere una targa in cui specifichiamo che si tratta di un capanno ad uso fotografico e non venatorio.

La Cerca

Ora trattiamo la modalità più coinvolgente. Nei rari ambienti veramente selvaggi, gli animali sono estremamente furtivi, quindi agli inizi ci rivolgeremo agli itinerari nei parchi o nelle riserve naturali, descritti nelle guide o suggeriti nei forum, dove gli animali sono più abituati alla presenza umana. Bisogna cogliere sul campo i segnali che rivelano la presenza della fauna. Si imparerà così a distinguere il morso del capriolo da quello della lepre lasciati sulle cortecce invernali, a individuare l' attività di demarcazione territoriale del capriolo maschio, a scoprire lo scavo notturno del tasso e le cucce dei cervi. In questo modo il territorio stesso diventa la fonte di informazioni più aggiornata. Con l'esperienza e leggendo i manuali, riusciremo a ricavare un numero sorprendente di informazioni da una semplice impronta. Per il cervo ad esempio si può determinare il sesso, l'età e addirittura le condizioni generali di salute di un soggetto (la tracciatura del cervo si è spinta fino a diventare praticamente un'arte). In questa fase dell'attività, sono frequenti gli incontri ravvicinati, specie in primavera e in autunno.

Per fare in modo di avvistare gli animali prima che gli animali avvistino noi, bisogna prendere degli accorgimenti. Nel suo libro "Ungulati" Franco Perco, è piuttosto deciso su come ci si dovrebbe vestire: Qualunque colore va bene per l'abbigliamento dell'osservatore di ungulati, purchè sia verde. Ci si può limitare a gradazioni di colore in tono con l'ambiente e adatti alla stagione. Interessante anche il mimetico di derivazione militare. Per evitare rumori andrebbero sostituiti i bottoni metallici e fibbie che potrebbero tintinnare al contatto di obiettivi e binocoli ed evitati i tessuti sintetici soggetti a fruscii. Apro una parentesi per approfondire l'obiezione che in certi paesi, specie nel Nord America, si cacciano gli ungulati con vistose giacche arancioni, per evitare di cadere impallinati dal fuoco amico, senza che ciò influisca sul buon esito della battuta. Da studi scientifici sembra assodato che gli ungulati abbiano solo due tipi di coni nella retina, diversamente dall'uomo che ne possiede tre. Questi coni, sono i recettori delle frequenze d'onda dei colori dello spettro e agli ungulati mancherebbe proprio il tipo di cono più adatto a rilevare le frequenze nella gamma del giallo e del rosso che quindi verrebbero presumibilmente resi come toni di grigio. In ogni caso non consiglierei mai una giacca arancione... meglio rischiare il fuoco amico :-) Per completare il concetto i coni recettori della gamma del verde nei caprioli sono circa la metà dei 20.000 presenti nell'uomo e anche questo rafforza quanto asserito da Franco Perco.

Una volta determinato l'itinerario si procede rigorosamente SOTTOVENTO e in silenzio, evitando anche il minimo scalpiccìo. Si narra di avvicinamenti con calzettoni di lana al posto delle scarpe. Alternare le fasi di avanzamento con fasi di attesa nelle posizioni strategiche, facendosi aiutare da qualche sostegno naturale (tronchi, muretti) per spezzare le linee della nostra sagoma e usando un monopiede per scaricare il peso dell'attrezzatura. Molto spesso è utile approntare un appostamento mobile con un telo mimetico o una bag-hide. Le attese possono durare dai 10 minuti fino a 1/2 ora alla volta. Le ore più favorevoli sono la levata del sole o il tramonto, e le stagioni migliori, la primavera e l'autunno, periodi nei quali tutte le ore sono proficue. Nelle altre stagioni si privilegia l'appostamento alla caccia vagante o una sapiente miscela delle due tecniche. Ribadisco l'importanza di muoversi senza fretta, meglio una serie di brevi "appostamenti mobili" piuttosto che una avanzata senza pause, perchè gli animali possono essere già presenti, nascosti alla nostra vista.

Quando la luce è scarsa il treppiede diventa indispensabile. La tecnica migliore è questa: montiamo il teleobiettivo sul cavalletto ed estendiamo le gambe affinchè il mirino della macchina fotografica arrivi esattamente all'altezza dei nostri occhi (senza aprirle a compasso per ora). Poi, con il treppiede ben bilanciato sulla spalla (verificare che il tutto sia ben fissato!) procediamo silenziosamente. Al primo avvistamento, appoggiamo lentamente il cavalletto a terra senza far rumore, usandolo provvisoriamente come un monopiede ed eseguiamo alcuni scatti di contatto con la raffica veloce. Rimaniamo assolutamente immobili, perchè il soggetto molto probabilmente guarderà verso di noi, allertato dagli scatti. Attendiamo che si quieti per stabilizzare il treppiede allargando il compasso delle gambe, possibilmente nelle fasi in cui l'animale non ci osserva. Ora potremo concentrarci tranquillamente sulle inquadrature sollevati dal peso dell'attrezzatura.

Prendiamo l' abitudine di annotare su un taccuino gli avvistamenti effettuati e le nostre considerazioni, ci torneranno utili a distanza di tempo. Non scoraggiamoci se le prime volte porteremo a casa immagini di animali in fuga o desolatamente lontani. Dobbiamo fare tesoro di queste esperienze, domandandoci quale diverso approccio ci avrebbe consentito maggiori chances, in questo modo riusciremo a pianificare una azione efficace per la successiva occasione.

Suggerimenti pratici

Caprioli

 Caprioli (c) JPG

In primavera, quando la neve si scioglie sui prati e le giornate si allungano, i caprioli perdono le abitudini crepuscolari. Allora questi timidi animali escono allo scoperto per brucare fiori e germogli ricchi di proteine. Basta appostarsi nei pressi di ripari naturali quali muretti, cespugli o massi ai bordi dei pascoli o delle malghe in disuso e attendere... curando di rimanere immobili e sottovento. Non è consigliato tentare di avvicinarsi agli animali una volta avvistati ma è preferibile attendere con pazienza. La vista del capriolo non è particolarmente acuta con soggetti immobili. E' invece molto sensibile a qualsiasi movimento, per cui restiamo fermi per avere le migliori possibilità di successo.

Lucherini

 Lucherino (c) JPG

Sulla montagna autunnale bande di lucherini, crocieri e peppole formate anche da centinaia di individui si posano sui rami nei pressi di sorgenti o pozze d'acqua. Si abbassano dai rami alti a quelli più bassi in attesa del loro turno per bere e riassettare il piumaggio. Si tratta di luoghi ben definiti e puntualmente frequentati. Quando, durante le escursioni tardo-autunnali avvertiamo il cinguettio di questi uccelli, cerchiamo di scoprire nei paraggi qualche piccolo ruscello o sorgente. Se localizziamo uno di questi luoghi approntiamo un capanno, anche di fortuna e puntiamo l'obiettivo sui posatoi con lo sfondo più adatto.

Marmotte

 Marmotte (c) JPG

Questi simpatici roditori, abitano le praterie alpine e sono dei soggetti abbastanza facili da fotografare nelle zone più frequentate dai visitatori dei rifugi alpini, essendosi abituati alla presenza umana. Nelle zone più selvagge invece, fischiano per dare l'allarme quando avvistano un pericolo. In questi casi osserviamo in quali tane si vanno a rifugiare. Appostiamoci poi nei pressi di una di queste tane sottovento, nascosti dietro a qualche masso o alla vegetazione e dopo un'attesa, solitamente breve, le marmotte ritorneranno allo scoperto. Ovviamente non appostiamoci troppo a ridosso delle tane e rimaniamo immobili e in silenzio. Una curiosità: una serie di fischi segnala la presenza umana o una volpe, un singolo fischio significa "aquila in caccia".

Il Pettirosso

 Pettirosso (c) JPG

Il pettirosso è un assiduo frequentatore delle mangiatoie invernali. Ha una spiccata predilezione per gli alimenti zuccherini. Suggerisco di allestire un capanno nei pressi di una postazione fotogenica e usare come esca degli spicchi di mela, curando la posizione per ottenere uno sfondo piacevole dietro al soggetto. Con la sua curiosità innata non avrà timore ad avvicinarsi fino alla minima distanza di messa a fuoco del nostro teleobiettivo.

Il Martin pescatore

 Martin pescatore (c) JPG

Il martin pescatore è un uccello dai colori magnifici. Si muove pattugliando le rive di laghi e fiumi del piano. La maggior parte delle volte non lo si nota nemmeno perchè si sposta velocemente da un posatoio all'altro con volo radente, rettilineo e velocissimo. Allora come fare per fotografarlo? La parola magica è "posatoio": il martino si sposta incessantemente da uno all'altro finchè non riesce a catturare abbastanza pesci. Di solito questi posatoi non sono facilmente raggiungibili perchè spesso la vegetazione delle rive ne impedisce la vista. Allora il grande trucco è quello di fornire un posatoio nuovo a questo instancabile uccello. Il martino infatti non resiste di fronte alla possibilità di ampliare le postazioni di pesca e sicuramente vorrà provarla. Allo scopo procuriamoci un lungo ramo fotogenico da distendere sopra la superficie dell'acqua a circa 1.5m di altezza. Certamente non resisterà. Se poi da quella postazione dovesse riuscire a catturare dei pesci siamo certi che non mancherà di visitarla tutti i giorni. Viceversa, se la postazione risultasse infruttuosa piano piano verrà ignorata. Per questo varrebbe la pena di non lasciare la pertica fissa in loco ma installarla solo per il tempo dell'appostamento.

Conclusione

Se siete arrivati fin qui, complimenti per la perseveranza! Qualunque suggerimento è benvenuto. Vorrei concludere la guida ricordando che a volte dà più soddisfazione l'osservazione con un binocolo che ottenere ad ogni costo una fotografia con la conseguente fuga dell'animale. Buona "caccia".